lunedì 26 aprile 2010

DIALOGHI DELL'ASSURDO

Un’ “ordinaria” mattina di shopping con SuperNonna:
Mom: ho un assoluto bisogno di un paio di jeans nuovi… guarda che carini questi!
SuperNonna: sì, sì, carini. Prendine un po’ e inizia a misurare, non perdiamo tempo…
Mom: ok, ok….comunque lo shopping dovrebbe essere anche una cosa divertente, volendo…
SuperNonna: come?
Mom: niente, lascia stare… ecco, che ne dici di questi?
SuperNonna: mah, niente di che… non sono brutti ma neanche belli.
Mom: capito. Cambio modello. Questi come mi stanno?
SuperNonna: beh, questi non ti stanno TANTO male, certo un po’ attillati…
Mom: ok. Questi però mi sembrano carini, guarda le taschine ricamate!
SuperNonna: sì le tasche sono carine, anche se, qui sui fianchi…
Mom: e lo so, lì sui fianchi… Ok, misuro l’ultimo paio… Che ne dici?
SuperNonna: vabbè dai, questi potrebbero pure andare. Se li riprendi un po’ un vita, un pezzetto di tacco, magari ti dai una truccata…
Mom: una liposuzione e sono perfetti, giusto?
SuperNonna: ma che dici?
Mom: senti, lasciamo stare, non li prendo i jeans, mi è passata la voglia.
SuperNonna: e perché?

martedì 20 aprile 2010

E anche questo derby è passato…

Sei sopravvissuta a un altro derby. Non sai come, ma ce l’hai fatta. Innanzitutto bisogna puntualizzare una cosa: tu e il calcio non andate molto d’accordo. Non solo non sei tifosa, ma quando vedi il campo verde con quegli omini in pantaloncini corti, ti viene un certo prurito. Sei allergica, ecco. Non lo sopporti. Lo odi. Nonostante questo, per la grande considerazione di cui godi nella tua casa, nel week end la tua tv si trasforma in un enorme campo verde, e tu sei costretta a subirti una no-stop di partite, commenti, tette della D’Amico (almeno quelle, per un po’, sono andate in vacanza!!!), moviole, e chi più ne ha più ne metta… il tutto condito da “folkloristici” commenti dell’Uomo Altrove che interagisce con la televisione con un’enfasi e una loquacità mai dimostrata nei tuoi confronti. Ora, questa la situazione di un normalissimo week-end di campionato. Per il derby, come molti di voi sapranno, le chiacchiere stanno proprio a zero. Moltiplicate il tutto per mille, centomila, duecentomilamiliardi. Anzi, non cercate neanche di immaginare come diventi quel giorno la mia casa, il mio salotto e, naturalmente, l’Uomo Altrove. Non più “altrove”, ma presentissimo a se stesso, si prepara dal giorno prima (in questo caso il sabato), con una giornata di silenzio e raccoglimento. Al momento della partita poi, con i nervi tesi e l’ugola allenatissima si “appoggia” (rigorosamente “in pizzo” pronto a saltare, inveire, avvicinarsi alla tv per indicare eventuali falli, fuori gioco, ecc…) sul divano e via… fischio d’inizio. Che i novanta minuti di pura follia comincino. Ma la cosa veramente folle, in tutto questo, è che mentre l’Uomo Altrove sta lì ritto con i nervi tesi e gli occhi fuori dalle orbite, tu – che ormai di derby te ne sei subìta pure parecchi – ancora insisti nel tuo atteggiamento “normale” e incappi in errori madornali, contravvenendo ad alcune delle regole base del “galateo da derby”. Per esempio, ti avvicini tutta sorridente e cominci ad offrire all’Uomo Altrove e ai suoi amici birra, patatine e stuzzichini vari (neanche fossero ad un cocktail party!), passando ripetute volte davanti al teleschermo (sic!!). E poi, lo sbaglio più grande: ironizzi. Lo so, non si fa. Col calcio non si scherza. Meno che mai con il derby. Ma è più forte di te. È la tua propensione innata. Se qualcuno sbaglia, se senti un commento colorito dell’Uomo Altrove, tu ci ridi sopra, gli fai una battuta, ridacchi. E allora arriva lui. Lo sguardo della morte. Tuo marito ti rivolge un'occhiata fugacissima (non può abbandonare lo schermo per più di un nano-secondo) che basta però a incenerirti. Della serie: "se ci tieni alla tua vita, sparisci”. Così, anche stavolta, dopo esserti esibita in “tutto ciò che bisogna rigorosamente evitare durante un derby”, ti prendi i tuoi piccoletti e, con la coda tra le gambe, esci a farti una passeggiata, aspettando che si concludano i fatali 90 minuti. E sperando vivamente che tutto finisca per il meglio, e che tu possa tornare a casa sana e salva. Questa volta ti è andata bene. L’Uomo Altrove si è dimostrato soddisfatto del risultato e tu hai potuto varcare la porta di casa senza timore alcuno per la tua vita.
Tutto è bene quel che finisce bene. Nel frattempo hai un altro anno per allenarti ad affrontare un nuovo derby.

giovedì 15 aprile 2010

Miraggi

"Non è bene essere tanto amati, così giovani, così presto. Ci vengono delle cattive abitudini. Si crede che ci sia dovuto. Si crede che un amore simile esista anche altrove e si possa ritrovare. Ci si fa affidamento. Si guarda, si spera, si aspetta. Con l’amore materno la vita ci fa all’alba una promessa che non manterrà mai. In seguito si è costretti a mangiare gli avanzi, fino alla fine. […] Braccia adorabili si chiudono intorno al nostro collo e labbra dolcissime ci parlano d’amore, ma noi sappiamo già tutto. Noi siamo stati alla sorgente troppo presto e abbiamo bevuto tutto. Quando ci riprende la sete, si ha un bel cercare da ogni parte: non ci sono più pozzi, soltanto miraggi".
(Romain Gary, La promessa dell’alba)

Qualche giorno fa, in modo piuttosto casuale, ti sei imbattuta in questo brano. Da allora, continua a ronzarti in testa. Sotto la doccia, mentre passeggi col Cucciolo, appena hai un momento libero il tuo pensiero corre a quelle poche righe. Senti la forza e la verità di quelle parole premerti nello stomaco. Del resto, come negarlo? Nessun sentimento è paragonabile all’amore di una madre verso il proprio figlio. Eppure, come è difficile accettare che un amore così sia unico e irripetibile.
Non ci si rassegna all’idea di non trovare più braccia tanto accoglienti e rassicuranti. E, da sognatori, si continua avidamente a cercare. Perché una volta conosciuto Quell’Amore, non ci si accontenta. Non si può. Così come, una volta diventate madri, non si ama mai più allo stesso modo. Perché ci si scopre capaci di amare in modo profondo, incondizionato, assoluto. E questo ci rende forti, in grado di affrontare qualsiasi ostacolo. Eppure, paradossalmente, è proprio quella forza, a renderci irrimediabilmente vulnerabili.

lunedì 12 aprile 2010

DIALOGHI DELL'ASSURDO

Amica: domani sono 15 anni che sto con mio marito…
Mom: cavoli!!
Amica: se penso a come ci siamo conosciuti… ero una ragazzina, la domenica andavamo al mare con l’autobus!
Mom: c’è un autobus che va al mare?
Amica: sì, qualcosa di simile, almeno c’era. Insomma, un giorno dico alla mia amica: ma non conosci qualcuno con la macchina così la finiamo con questo strazio dell’autobus? La domenica successiva viene con questo ragazzo… il mio futuro marito!
Mom: e non era meglio farsela a piedi?

venerdì 9 aprile 2010

UOMINI VS DONNE

Uomini e donne sono diversi, si sa. Diversi in tutto. Nel modo di pensare/agire/amare/non amare… e in un’infinità di altre cose. Due universi distanti anni luce. Del resto, non c’è da stupirsi. Si tratta di differenze congenite, alle quali è praticamente impossibile sottrarsi. Quindi, qualsiasi donna abbia mai pensato di poter DAVVERO cambiare un uomo, la smetta di illudersi. Non perda tempo. E investa piuttosto tutto quel tempo e quelle energie (QUANTE, QUANTE!!!) in attività più redditizie/piacevoli/appaganti (tipo: cercare un paio di scarpe da abbinare a quel tubino che avete nel’armadio; sistemare il terrazzo in vista della bella stagione; cercare di evangelizzare il diavolo in persona… avrete di sicuro più possibilità di successo!!). Del resto, le prove di questa diversità le troviamo tutti giorni sotto ai nostri occhi. Ci sbattiamo il muso tutti i santi minuti e nonostante questo, talvolta ancora ci culliamo nella fantastica utopia di “poter cambiare le cose”. Il fatto è che, come sempre, sei bravissima nella teoria, molto meno nella pratica. Così, se ormai hai smesso anche soltanto di sognare di poter cambiare il tuo uomo, ancora non puoi fare a meno di stupirti nel constatare quante e quali siano le fatidiche “differenze” tra di voi. Proprio ieri, mentre come al solito ti intrippavi in una sequela infinita di pensieri/dubbi/elucubrazioni, ti sei fermata un attimo e ti sei detta: siamo alla radice del problema. A quante cose pensiamo, ogni giorno, noi donne? Quante domande ci poniamo quotidianamente? Buttiamo giù, alla rinfusa, un elenchino sintetico degli interrogativi che ti attanagliano nell’arco di una giornata media, senza particolari vette di ottimismo né di sconforto:


• Cosa cucino per cena?
• Quante gocce di vitamine devo dare al Cucciolo?
• Riuscirò a finire di leggere l’articolo iniziato ieri?
• Posso infilare in lavatrice la maglietta blu insieme alle calze viola?
• Cosa metto alla Despotina sopra alla gonna verde?
• Da quanti giorni non scrivo?
• Cosa regalo all’amichetta della Despotina per la festicciola di domani?
• Riuscirò mai a trovare un minuto per chiamare la mia amica?
• È arrivato il momento di cercare una tata?
• È arrivato il momento di entrare in analisi?
• Sarò una buona mamma?
• Sarò una buona moglie?
• Sarò una buona a nulla?

Questo, vi assicuro, è un elenco estremamente sintetico, un piccolo assaggio di ciò che frulla nella tua testa (e verosimilmente in quella di tante donne/mamme come te) in una sola giornata.
E gli uomini? A cosa pensano gli uomini? Quali domande si pongono? E quante?
Anche in questo caso, butti giù un elenchino approssimativo ma assolutamente realistico:

• La Roma vincerà lo scudetto?

La suddetta lista tiene conto del fatto che i nostri poveri uomini sono stati depauperati, da qualche mese a questa parte, di uno dei loro più profondi interrogativi, ovvero: quale vestito indosserà domenica la D’Amico?

lunedì 5 aprile 2010

DIALOGHI DELL'ASSURDO

Amica: ciao, senti mi avanza un po’ di latte in polvere, per caso ti serve?
Mom: come ti avanza? Non lo prende più la piccola?
Amica: sì sì, però tra pochi giorni scade e io non lo consumo tutto…
Mom: scade, dici?
Amica: certo, dopo un mese dall’apertura scade, perché non lo sapevi?
Mom: ma sì certo, come no… ehmm, scusami ho poco campo… il piccolo piange… devo lasciarti.
In due secondi, con lo sguardo alla Shining, apri la credenza e afferri il barattolo del latte in polvere. La dicitura in basso parla chiaro: “da consumarsi dopo un mese dall’apertura”. OMMIODDIO!!! Un attimo dopo sei di nuovo con il cellulare in mano:
Mom: ma tu lo sapevi che il latte in polvere scade?
Uomo Altrove: Comunque ciao…
Mom: sì ciao, lo sapevi o no?
Uomo Altrove: non mi sembra, non ricordo…
Mom: sì o no?
Uomo Altrove: no, non lo sapevo.
Mom: ecco vedi? Devo pensare sempre a tutto io… Come abbiamo fatto a non ricordarcene? Eppure anche Piccola Despota ha preso il latte in polvere… è vero che sono passati quattro anni, ma io leggo sempre le etichette, sempre… Vedi? Questa è la mancanza di sonno. Non si può dormire tre ore per notte. Non è umano. Ecco poi cosa succede. Non è possibile. Sono così precisa su queste cose. Ma come, come è potuto succedere?
Uomo Altrove: ti vuoi calmare? Cos’è successo?
Mom: io non lo sapevo, sì insomma, non ricordavo che il latte in polvere avesse una scadenza…
Uomo Altrove: ma insomma cosa è successo?
Mom: cosa è successo… cosa è successo…
Uomo Altrove: abbiamo dato al Cucciolo il latte scaduto?
Mom: NON DIRE QUELLA PAROLA ORRIBILE!
Uomo Altrove: ho capito, ma se è scaduto, è scaduto. Come dovrei dire?
Mom: mmm… invecchiato?