venerdì 30 ottobre 2009

30 ottobre 2009 h 08.57

Benvenuto raggio di sole...

http://www.youtube.com/watch?v=ovmVyTFPcmc

giovedì 29 ottobre 2009

Ci siamo

Il grande giorno è arrivato. Nove mesi. In alcuni momenti ti sono sembrati interminabili, e invece eccoti qui, è trascorso quasi un anno e non te ne sei neanche accorta. Accarezzi il tuo pancione con un pizzico di nostalgia: è stato il tuo fedele compagno di viaggio e tra poco vi separerete... che viaggio meraviglioso avete fatto! Quante paure, aspettative, ansie, palpiti... con lui ti sei confidata, ti sei arrabbiata, lo hai amato immensamente. E ora sta per lasciare il posto ad un altro amore, tra i più grandi della tua vita.
Comincia una nuova avventura. Sei spaventata ed eccitata. L'ennesima sfida. Ma tu ami metterti continuamente alla prova, ti fa sentire Viva.
La valigia è pronta: l'Ipod, un buon libro e passeranno anche le ultime ore che ti separano dal Grande Incontro.
Voi intanto, pochi o tanti che siate, se volete, rivolgetemi un piccolo pensiero, domani... incrociate le dita per me e, soprattutto, aspettatemi qui... tornerò presto. Più innamorata e incasinata di prima!

lunedì 26 ottobre 2009

La rete, questa sconosciuta

Ieri sera hai deciso di cimentarti nell’impresa: spiegare a tua madre cosa sia un blog. Reduci da un bel film, davanti a uno squisito soufflé al cioccolato, ti sei sentita in pace con il mondo, in grado di affrontare qualsiasi sfida: e così, titanica, ti sei buttata.

Mom: allora mamma, adesso hai capito cos’è un blog?
SuperNonna: veramente no… ma io odio internet, il computer e tutte quelle cose… davvero, lascia stare. È già tanto che sia riuscita a usare il cellulare!
Mom: ma dai, mamma, ormai il computer è parte della quotidianità di ognuno di noi, e tu sei così giovane, perché tutti questi pregiudizi? Guarda ora ti spiego di nuovo…
SuperNonna: lascia stare, davvero… Hai sentito che panna? Fantastica!
Mom: sì, niente male… Comunque, guarda, il concetto di blog è molto semplice: vedilo come una sorta di diario, sul quale ognuno può scrivere ciò che vuole… con il vantaggio di poter essere letto da chiunque!
SuperNonna: il vantaggio? Se mai decidessi di scrivere un diario non vorrei mai che lo potesse leggere chiunque!
Mom: be’, sì, in linea generale è vero, ma… insomma, diciamo che nel momento in cui ci si getta nella rete, si è consapevoli che i propri pensieri saranno “potenzialmente” di dominio pubblico, per cui…
SuperNonna: quale rete? Ma secondo te come diavolo fanno a far sciogliere il cioccolato dentro? Non l’ho mai capito…
Mom: la rete, si dice così per intendere internet… comunque insomma, il grande vantaggio della rete, di internet, è proprio questo: ti basta un pc, una connessione e sei in contatto con tutti: chiunque, in qualsiasi Paese del mondo può leggerti… non è fantastico? Solo qualche anno fa una cosa del genere sarebbe stata impensabile e invece…
SuperNonna: per me è impensabile ancora adesso. Come è possibile che tu scriva una cosa qui, a Roma-Montesacro e ti leggano, che so… in America… e anche se fosse, che interesse avrebbe un americano a leggere quello che scrivi tu? Mah, davvero non sono cose per me... Ma hai sentito dentro questo soufflé? È caldo! Che libidine!
Mom: sì mamma, è un soufflé, certo che è caldo… e comunque che vuol dire? Non dico che gli americani sono tutti lì a leggere il mio blog, già sarei felice di sapere che lo legge qualche italiano… il punto è un altro. È il potenziale di questo mezzo. Insomma chiunque ne abbia voglia, da qualsiasi parte del mondo, aldilà del ceto sociale, della razza, della religione, del titolo di studio, può entrare nella rete e scrivere ciò che pensa. Se ci rifletti bene è un’altissima forma di democrazia.
SuperNonna: tu dici? Io lo trovo invece piuttosto invadente. Abbiamo davvero bisogno di tutta questa quantità di notizie? Abbiamo davvero voglia di ascoltare i pensieri di milioni di persone sparse per il mondo? Io già faccio fatica a stare dietro alla vita e ai pensieri delle poche persone che ho accanto tutti i giorni, figuriamoci se ho voglia di sapere cosa pensa un totale sconosciuto dall’altra parte dell’emisfero! Non so proprio cosa ci troviate voi di così eccitante in questo internet… e poi ti dirò, in tutta sincerità per me questo "blob" è una perdita di tempo: con un marito e quasi due figli davvero non trovi niente di meglio da fare? Perché piuttosto non ti iscrivi in palestra? Dopo l’allattamento ne avrai bisogno…
Mom: cameriere... Me ne porta un altro di questi soufflé?

giovedì 22 ottobre 2009

... e valigia fu!

Ce l’hai fatta. Questa mattina finalmente hai rotto gli indugi e l’hai fatto. Hai preparato la valigia per l’ospedale. Era ora! Ormai manca solo una settimana al parto, nell’ultimo mese si è affacciata anche qualche sporadica contrazione di avvertimento, ma tu continuavi a prendere tempo: la valigia proprio non la volevi fare. E pensare che quando eri incinta di Piccola Despota era pronta già dal settimo mese, come da manuale. Adesso invece, niente. Non ti risolvevi a mettere ste quattro camice da notte dentro a quel maledetto trolley. Chissà poi perché. O forse il perché lo sai, ma preferisci tenerlo nascosto, sepolto ben bene in fondo alle tue paure più remote. Insomma tutta questa storia del parto programmato ti suona assai strana. Ti sembra così poco naturale. “E che preferivi i dolori in mezzo alla notte, ore e ore di sofferenza come la scorsa volta?” ti ripete mezzo mondo. Be’, sai che può sembrare assurdo, non è che tu preferisca soffrire, ma… insomma, pensandoci bene, l’elemento “imprevisto” tutto sommato aiuta. Il fatto di non sapere assolutamente dove e quando accadrà il tutto, può sì destabilizzare, ma in fin dei conti ti costringe a consegnarti al fatalismo, per cui non puoi far altro che stare lì e attendere che tutto accada. E quando poi arriva il momento tanto atteso, sei talmente travolta dagli eventi da non riuscire neanche a pensare. E questo è un gran vantaggio. Stavolta invece è tutto diverso. Hai una data davanti a te che segna un limite ben preciso: un prima e un dopo dal quale non puoi fuggire. E nel frattempo fai l’unica cosa che non dovresti fare in questo momento: pensare, pensare, pensare… rimuginare infinite volte su ogni più piccolo dettaglio: ti chiedi come sarà la tua stanza, quanto saranno lunghe le ore che separeranno il tuo ingresso in ospedale dal momento in cui varcherai la soglia della sala operatoria. E poi ti domandi: che faccia avrà l’anestesista? Sarà davvero buono con te? Avrà droghe di ogni tipo da instillare goccia a goccia nel tuo corpo per annullare ogni traccia di Terrore? Ti auguri vivamente di sì.
Ok, lo sai che sono tutte cose a cui non si dovrebbe pensare a una settimana dal parto, ma come si fa? È impossibile. Non puoi far finta di niente. Speriamo davvero che l’anestesista sia ben fornito. Per ora intanto la valigia è pronta. Una cosa in meno a cui pensare… ma… riflettendoci meglio… quattro camice da notte basteranno?

domenica 18 ottobre 2009

Il peggio non è mai morto...

Cosa c'è di peggio del cambio di stagione?
Il cambio di stagione a due settimane dal parto.

sabato 17 ottobre 2009

...

… Eppure ora sei qui, al “front office” (così amano definirlo) della palestra più quotata del tuo quartiere, che tradotto nella “tua” lingua significa la peggiore in cui potessi mai capitare.
Sei immediatamente accolta da un sergente della Gestapo travestito da ragazza sorridente, che ti fa compilare un noiosissimo modulo in cui devi necessariamente apporre tutti i tuoi dati: indirizzo, numero di cellulare, e-mail e molteplici firme. Fai uno sforzo sovrumano per non buttare all’aria foglio, penna e signorina della Gestapo e acconsenti a compilare quell’inutile foglio. Tutto questo soltanto per poter accedere al “livello successivo”, ovvero oltrepassare la maledetta sbarra alla tua destra e avere la splendida opportunità di parlare con qualcuno che ti fornisca semplicemente qualche informazione sugli orari dei corsi. Ti accoglie un’altra gentilissima signorina rossovestita che con un entusiasmo davvero spropositato ti domanda in che modo può aiutarti. Ti vengono in mente una serie di rispostacce inadeguate che trattieni a stento in fondo alla gola e replichi semplicemente:
– Vorrei iscrivere mia figlia a nuoto.
– Benissimo! (l’entusiasmo è aumentato) abbiamo diverse possibilità… – a questo punto la signorina inizia a tirare fuori tutti i fogli che ha in dotazione e ti elenca, con dovizia di particolari, tutte le combinazioni possibili e immaginabili di prezzi/orari/attività. La segui a fatica, quasi stordita. Alla fine, cerchi di mettere fine all’agonia e la blocchi:
– Ok, ok, ho capito. Se mi lascia qualche foglio, ne parlo con mio marito e torno.
Prendi alla svelta i volantini e ti precipiti fuori. Sei salva. È stata durissima. Sarà durissima. Ma ti conviene non temporeggiare: rischi di perdere tutto il coraggio accumulato per arrivare fin lì. Hai deciso: Piccola Despota inizia nuoto. E tu inizi il calvario: con cadenza bisettimanale la porti, diligente, in quel posto che per anni hai accuratamente evitato. Le prepari la borsa con tutto il necessario, le metti il costumino, fingi entusiasmo e coinvolgimento e via… “tutti a nuoto!!!”. La aspetti sui comodi divanetti della sala d’attesa, osservando affascinata tutte le tipologie di persone che varcano la porta nei 45 minuti di lezione: giovani quarantenni rampanti in giacca e cravatta, ragazzine perizoma-dotate pronte per la lezione di hip-pop, donne tiratissime dall’età indecifrabile agghindate di tutto punto. Passati i 45 minuti, raggiungi scattante Piccola Despota negli spogliatoi, dribbli veloce culi e tette vaganti e via con l’ultima prova: doccia, vestiti, capelli, e siete pronte per tornarvene in un posto davvero accogliente: la vostra casetta. Lì potrai finalmente rilassarti. Non senza aver prima disfatto la borsa, lavato il costume, steso l’accappatoio… ora ti ricordi perché odiavi andare in palestra… ma adesso è diverso: si tratta della tua piccolina, e sembra piacerle così tanto questo nuoto, senza contare che con il costume e la cuffietta è davvero irresistibile.
Come dirle di no?

mercoledì 14 ottobre 2009

Ci vuole un fisico bestiale

Odi le palestre. Le hai sempre odiate. A trent’anni suonati ancora non riesci a capire come facciano migliaia di uomini e donne a frequentare ogni giorno, con costanza maniacale, quei luoghi minacciosi e ostili. Si recano in questi posti angusti, senza finestre, negli orari più assurdi, magari dopo una faticosa giornata di lavoro, per poter correre, saltellare, pedalare, nuotare, vogare, e sudare, sudare, sudare… e sorridono per giunta. Ma come fanno? Alieni. Questo sono. Uomini e donne venuti da un altro pianeta che minacciano di invadere anche il tuo di pianeta: il fantastico mondo di chi, come te, è un elogio vivente alla pigrizia. Pagare un obolo mensile per andare a sudare insieme ad altre decine di corpi. Non potresti mai farlo. È più forte di te. Hai tentato più volte, alle età più disparate, ma lo sforzo si è rivelato sempre totalmente inutile: ogni volta che ti sei avvicinata a una palestra per la fatidica “lezione di prova”, ti sei ritrovata a fuggire a gambe levate. Ti sei sentita totalmente persa, e incomprensibilmente “diversa”. Perché? Bè, prima di tutto non sopporti la fatica “gratuita”. E non tolleri che si parli continuamente di grassi bruciati, di massa grassa, di tono muscolare, neanche fossimo animali da macello… non puoi farcela. E gli spogliatoi? Ne vogliamo parlare? Sono i luoghi peggiori: tutte queste donne che girano altere con tette e culi al vento e si massaggiano, si oliano, si truccano, si strizzano dentro a completini di pizzo all’ultima moda, per poi specchiarsi ammirate. Non puoi competere con loro. È un altro mondo, distante anni luce da come sei tu. Tu che negli spogliatoi godi semplicemente nel poter stare ore sotto alla doccia calda senza curarti dello scaldabagno che si prosciuga o degli schizzi sul pavimento. Tu che odi creme, cremine e olii vari, che ti si appiccicano ai vestiti in modo insopportabile. Tu che infili di corsa slip e reggiseno in cotone (o se ti va di lusso in microfibra) che nel 90% dei casi si rivelano essere di due colori diversi. Tu, che uscita dalla doccia della palestra hai un unico pensiero: infilarti in macchina e correre a sdraiarti sul divano… seguito da un altro pensiero, più drammatico: “no, caxx, mi devo disfare la borsa!!”.
Come potresti mai sopravvivere TU in una palestra? È praticamente impossibile, questo ti è chiaro ormai da diversi anni, eppure…

lunedì 12 ottobre 2009

Scherzi del destino

Il grande annuncio è stato fatto. La data è certa. Trenta di ottobre. Emozione, confusione, eccitazione. Ok, ok tutto bello. Ora però fatevi una ricerchina su Internet e... indovinate chi è nato proprio quel giorno?
Non c'è niente da fare... il destino mi rema contro!

sabato 10 ottobre 2009

Grande annuncio

Ultimo controllo dal ginecologo. Finalmente. Arrivi puntuale come al solito, anzi, con i tuoi consueti dieci minuti di anticipo. Ti accomodi serena in sala d’aspetto. Attendi, un po’ meno serena, per un’ora, sorbendoti le chiacchiere di una “simpaticissima” informatrice medica che pontifica a destra e sinistra, curandosi di non tralasciare nemmeno uno dei più noti luoghi comuni del momento: “e ‘ste regazzine a dodici anni so’ già donne”, “sempre attaccati a ‘sti computer”, “ma sto facebook non farà male?” e ancora, e ancora… per un’ora interminabile. Ma tu resisti, stoica, cercando di mostrare interesse, annuendo a intervalli regolari e dispensando sporadici “e già”, “che ci vuole fare”, “è la società di oggi”. Finché non vedi arrivare dal fondo del corridoio lui, il ginecologo. Un faro di luce che ti avrebbe salvato dal giogo dell’informatrice e, soprattutto, avrebbe sciolto i dubbi e le ansie accumulati in questo ultimo mese.
Entri nello studio: il dottore è tetro in volto. Provi un approccio scherzoso:
– Giornata nera?
– Ho fatto la notte, un cesareo, e devo correre a farne un altro, visto che ho una paziente “poco cortese” che non vuole entrare in sala operatoria senza di me!
Cerchi di deglutire il rospo che hai in gola. Sei lì per l’appunto per programmare il tuo cesareo, e avevi giusto l’intenzione di dirgli che non avresti rinunciato per nulla al mondo alla sua presenza in sala operatoria. Devi prendere tempo… gli elenchi tutti i tuoi malesseri/disturbi/paranoie dell’ultimo mese. Lui sembra ascoltarti a malapena mentre fissa concentrato la tua scheda sul pc. Poi di colpo, un’occhiata veloce al calendario alla sua destra e il grande annuncio:
– Allora facciamo il 30.
– Il 30 cosa?
– Il 30 ottobre, il cesareo.
– Eh?!!?? Sì. Ok, il 30 benissimo. Venerdì. Perfetto.
(Ma che risposta è? Cosa stai dicendo? “Venerdì perfetto?”. Pensavi forse di dire: “no, guardi venerdì ho il parrucchiere non se ne parla proprio!!”??? Straparli. È evidente).
Due minuti dopo sei lì che gli stringi la mano, lo saluti, ed eccoti di nuovo in sala d’attesa. Dribbli veloce l’informatrice. Sei confusa. Disorientata. Persa. Ti hanno appena annunciato la data e l’ora esatta in cui nascerà tuo figlio. Ma che fai piangi? Sei in un luogo pubblico. Scappi fuori sulla strada. Provi a respirare. Negli ultimi minuti ti sei dimenticata di farlo. Supplichi il tuo cuore di rallentare. Ti giri verso SuperNonna che è accanto a te. Come sempre. È emozionata quanto te, ma fa la dura. Non sai cosa fare. L’abbracci. Intanto la strada, le persone, le macchine intorno a voi, iniziano a vorticare, irrefrenabili. Cercano di seguire il ritmo delle tue emozioni. Impossibile. Chiudi gli occhi e senti di nuovo quel vortice dentro di te: tra meno di un mese sarai di nuovo Mamma.

martedì 6 ottobre 2009

DIALOGHI DELL'ASSURDO

Mom: Siamo proprio agli sgoccioli, amore, è ora che ci mettiamo d’accordo su questo nome.
Uomo altrove: quale nome?
Mom: eddai, cerca di essere serio, è importante… che ne dici di Alessandro?
Uomo altrove: non è male, certo un po’ lunghetto…
Mom: sì forse hai ragione… allora Emiliano?
Uomo altrove: no, è cacofonico, non ci sta col cognome… E se scegliessimo un nome composto?
Mom: tipo Gianluca?
Uomo altrove: o Carcarlo…
Mom: HO DETTO SERI!
Uomo altrove: ok, ok, non ti arrabbiare… fammi pensare…
Mom: che ne dici di Diego?
Uomo altrove: allora facciamo Diego Armando!

… è questo il problema: non si accontenta di vincere, vuole sempre stravincere!

sabato 3 ottobre 2009

Potere del mezzo busto

Sei all’ottavo mese… alla fine dell’ottavo. Mancano poche settimane al parto. Ok, lo sai, non dovresti fare sforzi, piegarti, assumere posizioni scomode. Meno che mai dovresti continuare a guidare: “è pericoloso”, ti dice tuo marito… “con tutte le buche che ci sono a Roma!”, rincara la tua amica… “una volta le donne incinta non guidavano!!!” sbotta scandalizzata SuperNonna. Certo, hanno ragione, si preoccupano per te. Ma loro non sanno. Non hanno la più pallida idea di che soddisfazione possa provare una donna all’ottavo mese di gravidanza, che ormai da tempo ha smesso di sentirsi, non dico attraente, ma anche vagamente “piacevole”; ecco loro non sanno cosa significhi per questa donna in oggetto salire sulla sua piccola macchinetta blu. È lì che entra in gioco il magico potere del mezzo busto. Niente pancione, niente caviglie gonfie, niente passo dondolante da elefante. Una donna incinta che sale in macchina è quanto di più semplicemente attraente possa esistere per il sesso maschile: uno sguardo luminoso e due grosse tette. I semafori diventano micro-iniezioni di autostima. Piccolissime oasi nelle quali puoi ancora trovare qualcuno che ti sorride ammiccante… che sarà mai? penserete… Bè, è vero, non è gran cosa… ma sono quelle piccolissime soddisfazioni che possono rimettere in moto una giornata storta. O più semplicemente fermare il vortice impazzito degli ormoni che ti spingono verso la depressione più totale. E allora… perché negarsele?